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UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO

UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO. Marlon Brando che grida il nome di Stella nel film di Kazan è una delle scene più iconiche del cinema di ogni tempo.

Negli occhi dell’attore sono tangibili la rabbia e la disperazione di una generazione tradita. Quel gridare purtroppo oggi è stato soffocato. Tuttavia da da qualche parte ne risuona ancora un’eco: quanti immigrati giocano all’inclusione, a sentirsi cittadini di una nazione che in realtà non li accetta e li sfrutta, li sottopaga, li deride. Quanti Stanley Kowalski sul posto di lavoro vengono trattati come ultimi tra gli ultimi e poi fanno la voce grossa dentro casa. E quanto risulta felice la non coincidenza del nome Stella con un astro del cielo, che racchiude in quel grido disperato una richiesta d’aiuto non solo alla donna amata, Stella, perché lo comprenda in un abbraccio di vita, ma allo spirito dell’universo intero che, da dietro una stella, riveli tutto il suo conforto.

In UN TRAM CHIAMATO DESIDERIO la condizione femminile, violenza maschile, integrazione degli extracomunitari, follia, omosessualità, fallimento della famiglia borghese. Quanti temi si possono trattare in un testo senza mai farlo pesare allo spettatore. Senza mai spostare l’attenzione dal respiro e dai turbamenti di queste persone/animali? Scimmie, falene, cani, usati come maschere della commedia dell’arte, per raccontare un’umanità allo sbando. Un’umanità che si attacca con le unghie e i denti a quel soffio di vita che ancora può afferrare.